Una storia vera.

Antonio La Cava: Maestro della strada, autista dei libri.

Nella Odierna Lucania, terra dei sassi e dei promontori a picco sul mare, un motocarro azzurro veleggia nei piccoli borghi, si accomodano sui portelloni i versi accarezzati da bianchi pennelli.

“I libri hanno messo le ruote”.

Le parole riecheggiano e guidano Antonio, il maestro che aveva in serbo energia e nobili semplici idee, idee che non riuscivano a fermarsi ma volevano proseguire su nuovi e già percorsi sentieri.

Arroccato fra le case di grotta, il desiderio di quest’uomo si è mosso fra le vie sino alle scuole, sino alle piazze minori, sino ai frenetici piccoli cuori.

Antonio La Cava, di professione maestro, giunto al momento della pensione si rese conto di possedere ancora entusiasmo e iniziativa, passione e impegno. Non aveva più un posto fra cattedra e banchi ma sentiva che poteva arrivare ancora, che i bambini avevano bisogno di un nuovo ponte, di un nuovo mezzo per raggiungere l’incanto che le storie sanno regalare. E così tra l’istinto e la follia, la semplicità e l’incredibile nacque la voglia di “mettere le ruote” alla carta d’inchiostro tinta.

Una ventina di anni e tantissimi chilometri fa, il maestro Antonio preoccupato per quella che definì “disaffezione” nei confronti del libro decise di rendere un motore a tre ruote, un’umile ape, una biblioteca con libri di ogni tipo.

Antonio La Cava scelse un motocarro per la sua impresa, lo scelse per la sua intrinseca umiltà, lo scelse per la lentezza senza rimedio che la contraddistingue, la lentezza che dovrebbero iniziare ad apprezzare i giovani, la lentezza di chi si gode il paesaggio durante il viaggio, la lentezza di chi pacatamente legge e assimila parole e sobbalzi del cuore.

Sotto tegole rosse giacciono i libri. La casa delle storie si muove grazie ad Antonio, che conduce per strada i racconti, proprio lui che è autore e fautore della sua straordinaria narrazione. La sua storia che in quelle pagine non è illustrata è davvero un esempio per giovani e adulti.

Ricorda ancora Antonio quando fu lui a scegliere un libro, quando lo scelse dal camion del servizio di azione sociale promosso dal maestro Emanuele. Ricorda ancora il semplice grande impatto di quel gesto, spera un giorno qualche bambino possa ricordare quel suono di banda che anticipa l’arrivo del bibliomotocarro.

Le mani sul volante e lo sguardo fra i paesaggi rocciosi, si dirige verso un paesino un po’ dimenticato dove, però, bambini ce ne sono, eccome.

Nel suo bibliomotocarro riposano volumi e volumi, riposa lì Zanna Bianca e le avventure di Pinocchio, l’intramontabile storia delle sorelle March di “Piccole donne”, riposa lì Il gatto con gli stivali e la giovane Elsa di Frozen, riposano i tomi di Harry Potter. 

Appena varca l’ingresso del paese, ecco che si affollano e si accalcano gruppi di ragazzini per salutare Antonio e per scoprire se nuovi volumi sono arrivati tra gli scaffali. Il maestro arriva una volta al mese e non si registra nessun prestito, lui sa e ci invita a fidarci e a mostrare lealtà. I romanzi torneranno al loro posto.

Porta con sé passione, il maestro Antonio, porta con sé allegria e cultura, porta con sé attenzione ad ognuno.

“Come ti chiami? Cosa ti piace giovanotto?” e in base alla risposta subito sa orientarsi verso un genere piuttosto che un altro.

Corrono e si accalcano flotte di bambini e ragazzini con i grembiulini e gli zainetti come quando arrivava il furgoncino dei gelati. Corrono e si accalcano e il maestro li osserva, sa che qualcuno troverà tra le pagine il personaggio in cui si rispecchia, che troverà in quella descrizione delle case il suo desiderio futuro di divenire architetto, sa che quella bambina silenziosa che sfoglia “Cuore” un giorno studierà per diventare insegnante.

Corrono e si accalcano bambini per scoprire se i duecento libri bianchi hanno nuove storie da raccontare.

Fu una bambina a seminare questa radice, venuta fuori da una semplice domanda “Perché i libri non li scriviamo noi?” e così il maestro Antonio decise di mettere a disposizione pagine, pagine bianche, motore della creatività, vuoto che stimola, nulla che diviene.

I libri bianchi sono opportunità per fantasticare, per unire bambini sconosciuti con simili emozioni, diversi punti di vista, capaci di portar avanti la narrazione sospesa tra un paese e un altro.

Infatti, se Giovanni inizia a inventare le vicende di un piccolo drago, Stefano a cinque chilometri di distanza potrebbe continuare a scrivere come proprio questo drago scivolando si rompe una gamba e comincia a cantare. Il potere dei libri bianchi può far divenire il draghetto blu amico di Ornella che si trova nello stesso paese e lo immagina nei suoi sogni ad occhi aperti prima di addormentarsi.

Forse qualche bambino che ha riempito o riempirà le pagine dei libri bianchi un domani sarà uno scrittore, uno sceneggiatore, un bravo illustratore.

Antonio La Cava aveva attraversato Ferrandina, aveva pronunciato i nomi di mille alunni e forse più, aveva impresso nella memoria numerosi volti, numerosi tratti, aveva passeggiato tra i banchi ripetendo più volte il modo indicativo dei verbi della prima e della seconda coniugazione.

Antonio era ed è un maestro, adesso in pensione, adesso con il desiderio di “far scomodare i libri”, adesso convinto che deve essere lui a raggiungere bambini, ragazzi, adulti, adesso che lui non va più tra i banchi.

Il maestro è l’eroe delle storie, l’eroe premiato dal Presidente della repubblica per l’impegno profuso nella promozione della cultura.

Il maestro è il volto dietro il simbolo della Lucania che legge, della Lucania che sogna, della Lucania che si muove tra le parole e i territori.