Un diario smarrito di un bacio eterno

di Federica Falzone

I Pennelli accarezzavano la bianca tela ancora senza voce, i pennelli roteavano, segnando percorsi di soavi curve e rapiva l’occhio quel movimento così leggero, così deciso, così sicuro, così soffice.

Si delineava su quel piano una figura che ritraeva quel frangente di cosmo, quella tegola di universo   e si ferma totalmente il tempo per l’eterno momento del’interminabile domani. Si ferma il tempo tra la tempera e te. Bijoux dipingeva da anni in quel terrazzino affollato di turisti con il basolato intorno e il fiume che scorreva sotto i piedi, sotto le rocce. Bijoux dipingeva in quella parte identica di universo ma dipingeva sempre persone e storie così diverse. Per decenni ondate di turisti si riversavano nella sua bottega in cerca di quel quadro unico, irripetibile, personale da portare con sè, da far entrare nelle loro dimore così da poterlo riguardare e vivere le stesse emozioni sulla pelle, nel luccichio degli occhi. Nella passione per la pittura, per l’arte Bijoux aveva colto l’essenza dell’immortalare, del raccontare, del custodire un istante per un tempo infinito per quei respiri e sussulti che non vogliono perdere il loro intreccio. Quante coppie, quante famiglie, quante donne e uomini incontrava ogni giorno e quanto leggeva dietro i loro occhi. Sapeva riconoscere e sentire subito quel che erano, provavano, nascondevano, vivevano.

Quel giorno, il 24 Luglio, nel giornale del paese, nel trafiletto a destra un articolo affermava che anni fa una coppia si trovava lì e aveva lasciato un diario sul muretto in pietra che arginava l’acqua. Su quel diario erano annotate delle frasi, dei luoghi. Poche righe. Poche righe che giungevano dritte allo stomaco, al petto, che stringevano forte l’anima e contemporaneamente la accarezzavano lieve.

Era una giovane coppia che con una stilografica aveva scritto in quelle prime pagine parole sulle loro mani e i loro baci, su quel loro viaggio che li portava a percorrere strade e vialetti, viali e colline. E poi, e poi aveva dimenticato quel diario sul muretto lì. Il giornale comunicava che quel taccuino era stato ritrovato in un luogo lontano da quel paese e che le pagine era colme di frasi adesso, colme di lettere. Ogni persona a cui era giunto quel diario aveva continuato una storia vera iniziata anni fa, una storia di giovani amanti che si perdevano in un paesaggio di pini e cipressi, in baci tenui e caldi, di sguardi totalmente persi, totalmente immersi nel sentimento vivido che non svanisce ma cresce ad ogni tramonto, ad ogni alba che li vede con gli occhi socchiusi sorridere al loro esistere, al loro profumo della pelle che si annida al cuore. Ogni radio trasmetteva lo stesso annuncio, si cercavano quegli amanti, quella coppia che aveva lasciato quelle pagine bianche, quella pagina dipinta di poesia che dall’anima giunge e urla al mondo. L’intera nazione chiedeva di trovarli. La storia della narrazione che si compone nel tempo appassionò tutti, si diffuse velocemente ma ancora nessuna notizia, nessuno sapeva dove fossero. Bijoux aveva tanto fantasticato su questo evento, era così romantico ma qualcosa le risuonava continuamente. C’era qualcosa di così familiare in tutto questo. Perchè? Se lo chiedeva continuamente, insistentemente. Risposta non tornava in mente, eppure quel diario lo rivedeva come un ricordo che si impone e non riconosci il tragitto. In quei giorni accadde qualcosa di tremendamente temuto, impensabile, arrivò un comunicato che avvertiva Bijoux che l’edificio della sua bottega era un palazzo storico e tutte le attività commerciali dovevano trasferirsi in altro luogo. Bijoux non sentì più il pavimento sotto i suoi piedi, sentì le gambe cedere, tremare e perdere vigore e forza. Si accasciò lentamente e poggiò il viso fra le mani, affranta rimase in silenzio lì, in quell’angolo di mondo che conteneva il suo tutto. Rimase qualche minuto immobile e poi si avvicinò al tavolo in legno, impugnò i pennelli e cominciò a dipingere, dando alla tela ogni suo turbamento. Dormì con difficoltà, il marito sentì le sue angoscie spargersi sul letto e l’accarezzava nella notte nella speranza d infonderle una quiete assente. Il lavoro in quelle settimane era vissuto dalla pittrice con una già lieve e presente nostalgia che le faceva usare tinte pastello affiancate a cupe gradazioni di nero. Lo sguardo si perdeva nel vuoto spesso, fissava il soffito e si faceva catturare dalle nuvole fuori dalla finestra, dai gerani sugli scaffali. E mentre si perdeva, qualcosa catturò la sua attenzione. Una tela era posizionata lì, su quell’alto scaffale, in alto, riposta sotto vasi  e vecchie tavolozze. Salì con cura la scala e la afferrò con frenetica curiosità. Spolverò il quadro e lo fissò con sorriso soddisfatto. “Lo sapevo” affermò, ecco cosa era quel pensiero indefinito che le sapeva di familiare. Quel quadro ritraeva proprio quel muretto, quel diario, quegli amanti, quel bacio davanti al fiume. Bijoux lo ricordava bene adesso, quel momento. Si, l’aveva presa talmente tanto quell’istante di dolce passione che decise di ritrarlo. Le dita da sole oramai si muovevano per creare quell’attimo riflesso che tanto diceva, tanto faceva immaginare. Contattò giornalisti, postò un lungo articolo che esponeva tutto accompagnato da una foto di quel dipinto. Ed ecco che quella coppia senza volto, adesso, aveva una figura di bacio sul fiume, un abito, una forma. E se prima era difficile ricollegare ed associare tutto ad un diario, adesso con l’immagine, con i luoghi, Flora, una ragazza dai capelli scuri, ondulati, capì che forse erano proprio loro. Salì in macchina e raggiunse quella piccola villetta piena di fiori e gardenie. “Nonni, avevate un diario quando siete andati in vacanza da fidanzati?”, raccontò tutto, racconto che ogni giornale, ogni sito, ogni telegiornale li stava cercando. Si guardarono quegli anziani signori, con gli occhi lucidi colmi di lacrime e ricordi, di amore e incanto, di splendente abitudine che diventa presenza e sicurezza, luce di ogni giorno, conforto nei giorni che si susseguono. Si guardarono stupiti e ringraziarono la nipote Flora, la quale prenotò un volo e un albergo per accompagnare i suoi nonni, che si riscoprivano in una avventura che li riportava ai loro volti senza rughe, senza tempo addosso. Arrivarono in quella terra che li aveva accolti ancora incerti del domani, certi di amarsi. Arrivarono e le emozioni li avvolsero come nastri di raso danzanti. Arrivarono e furono accolti da Bijoux, da tutti gli abitanti, furono coccolati da colazioni, cene e da tramonti che trasmettevano bagliori e calmi respiri. Nella loro camera d’albergo quel quadro veniva guardato e i loro occhi si dicevano ogni cosa così dolci ancora. Riscoprirono l’amore di allora con la consapevolezza di una vita insieme di oggi. Passeggiavano al tramonto e si fermavano abbracciati in quel luogo che li aveva dipinti insieme. I due coniugi con l’aiuto di Bijoux e della nipote scrissero una lettera per tutte le persone che avevano seguito con interesse e tenerezza quella vicenda e raccontarono tutta la loro vita, come tutto era andato oltre quelle pagine lasciate in bianco, lasciate su quel muretto in pietra. Rammaricati per la chiusura della bottega di Bijoux, decisero di raccontare anche del quadro e dell’amore per l’arte e per la vita di quella pittrice. Quella lettera è ancora nei cuori di molti, nelle case di persone che hanno fatto di quelle parole una guida, un suggerimento sincero, autentico, una mappa per la vera essenza della serena esistenza. E mentre le mani si intrecciavano fra i pennelli e gli acquarelli e mentre i lampioni si accendevano al calar del sole, quegli amanti si spegnevano insieme, con il sorriso addosso e la meraviglia nel cuore di una vita che si è percorsa in due, tollerando insieme i tortuosi sentieri, ammirando insieme i giardini di rugiada. Il mondo continuò a leggere quelle righe di una lettera che temeraria arrivava in ogni parte del cosmo. Continuò a leggere quel “perdetevi in quegli occhi che vi hanno rapito un giorno, non vi hanno lasciato in ogni tempo che c’era e che verrà. Non c’è altra linfa oltre quel germoglio che diviene pianta eterna con fiori lucenti e altri un pò raggrinziti ma pur sempre la fonte di luce di una dimora che mai cadrà. Se un fuoco si spegne può esser ritemprato, se una fontana si prosciuga può sempre tornare a zampillare. Il forte amore che giunge non va sprecato. Lo splendore non andrà via, non scivolerà dagli occhi. Vi siete trovati fra mille volti, avete sentito la forte unione giungere e si sente l’immenso amore che non si perde e non deve esser perso”. E continuò Bijoux a ritrarre innamorati nella sua piazza di sempre e in un giardino di un vecchio borgo. Stefania e Fernando continuano a vivere nella speranza e nella forza di ogni coppia, negli occhi di una pittrice, nel romantico sentire della nipote, nel dipinto che si erge solare sulla palazzina medievale di quel paese del sud Italia.