Teoria dell’attaccamento

La teoria dell’attaccamento

 

 

Lo sguardo materno, le cure e le attenzioni verso i figli sono un’esperienza così complessa, così naturale e magica come l’amore, vissuto e narrato sin dalle origini dell’esistenza umana. In ambito psicologico, le interazioni precoci tra la madre e il bambino sono state oggetto di interesse di numerosi ricercatori. Primi fra tutti ricordiamo John Bowlby e Mary Ainsworth, i quali strutturarono le basi per la nota “Teoria dell’attaccamento” che ha offerto una spiegazione delle relazioni intime dal punto di vista psicologico, emozionale, cognitivo e comportamentale (Rholes e Simpson,2007). Il paradigma dell’attaccamento teorizza la tendenza degli esseri umani a stringere legami affettivi preferenziali con altri individui durante  l’intero arco di vita secondo un modello fornito dalla relazione precoce tra il bambino e il genitore (Carli, 1995).  Il legame di attaccamento si sviluppa in fasi ed è caratterizzato da comportamenti tipici attuati per mantenere la vicinanza con la figura di attaccamento e per trovare sicurezza. Le esperienze relazionali, come ci spiega la teoria di cui ci stiamo occupando, vengono interiorizzate attraverso le innumerevoli interazioni e tramite le aspettative si costruiscono le rappresentazioni dell’attaccamento che faranno da filtro per elaborare le informazioni sociali successive. Queste rappresentazioni mentali interne del mondo e delle persone significative, incluse il sé, vengono definiti modelli operativi interni (MOI) e guidano i comportamenti, le percezioni, le interpretazioni degli individui. I MOI possono modificarsi con facilità nella prima infanzia, poi si consolidano diventando tratti di personalità. Ci0nonostante, il cambiamento dei MOI è possibile soprattutto tramite riconcettualizzazioni di esperienze passate. La psicoterapia rende possibile il processo di cambiamento tramite la riduzione dei cicli interattivi negativi, la creazione di eventi chiave nella formazione del legame che producono attaccamento più sicuro e il consolidamento di questi cambiamenti nella vita quotidiana. Questa possibilità assume maggiore rilevanza se si considera che è condivisa scientificamente l’idea che le relazioni intime fra adulti siano influenzate dagli eventi affettivi accaduti nella prima infanzia, nelle relazioni primarie (Carli,1995). Si riscontra, infatti, una continuità tra stili di attaccamento in infanzia e in età adulta e ci sono evidenti analogie tra le fasi di attaccamento nelle differenti fasi di vita. Di conseguenza, modificare stili consolidati e disfunzionali renderebbe la vita dell’individuo migliore dal punto di vista personale  e relazionale, dando la possibilità di creare una rete amicale e delle relazioni sentimentali non improntate su modelli precedenti bensì fondate su modelli nuovi, sani e funzionali. Si modificherebbero, oltre alle attrazioni sentimentali, le visioni personali e le credenze riguardanti sé, la vita, il mondo.

 

Bowlby, J. (1988), Una base sicura: applicazioni cliniche della teoria dell’attaccamento. Milano: Raffaello Cortina.

 

Carli, L. (1995), Attaccamento e rapporti di coppia: il modello di Bowlby nell’interpretazione del ciclo di vita. Milano: Raffaello Cortina.

 

Steven Rholes, W., & Simpson, J. A. (a cura di) (2007), Teoria e ricerca nell’attaccamento adulto. Milano: Raffaello Cortina.