La Sicilia nei ricordi e nelle parole

Pubblicato sul blog “L’antenna online”- LAO

La Sicilia è rimasta nel cuore degli artisti che l’hanno vissuta

Di Federica Falzone

E‘ noto, a chi ha percorso le sue vie, il profumo che emana e i colori che si snodano fra i campi di grano, gli agrumeti e i fiori di mandorlo che incorniciano le colonne di pietra, di tufo calcareo.
E’ la terra in cui le parole e l’arte si sono intrecciate delicatamente con il profumo dei limoni e il suono dei tamburelli, è la Sicilia dei dolci di ricotta e del torrone, del mare che bagna la pelle accaldata dai raggi intensi del sole che scalda e dimora nelle foglie d’arancio e nelle ceramiche delle teste di Moro. E’ la terra delle strade interrotte e delle infinite vie percorse, è la terra della frittura per i vicoli stretti, delle stragi di mafia, del basolato e dei gerani ai balconi. E questa terra che non conosce fine, proprio questa terra ha mosso sentimenti e istinti, è stata dimora di struggenti passioni e ha sentito echeggiare distanti nostalgie di migranti in cerca di fortuna, di lavoro, di un destino che si spera abbia nuovi contorni più sicuri e certi.

La Sicilia è da sempre culla di artisti, pittori e poeti quali Jacopo Da Lentini, inventore del sonetto, Renato Guttuso, pittore che si è fatto apprezzare con la celeberrima “La Vucciria”, di Ignazio Buttitta, di Luigi Sturzo, di Giovanni Verga, di P.M. Rosso di S. Secondo, di G. Tomasi di Lampedusa. Riecheggiano ancora fra le pagine dei libri di letteratura le parole di Cielo D’Alcamo, quel “Rosa fresca aulentissima” che non si scorda, e le note di V. Bellini inondano ancora i teatri, e l’idea di G. Tornatore della sequenza di baci di “Nuovo Cinema Paradiso” è giunta ad ognuno di noi, i libri di L. Pirandello e L. Sciascia affollano gli scaffali e le mensole delle librerie di ogni calda dimora e ogni anziana signora conosce il commissario di Ragusa, o meglio di Porto Empedocle, Vigata, ben descritto di A. Camilleri.

Mille i nomi, infinite le emozioni che nutrono il sentire vibrante di sapori e immagini. Si perdono ancora le parole di Rosa Balistreri nei viali stretti e si intrecciano oggi alla melodia di “Nicuzza” reinterpretata dai Tinturia, poi intonata da una giovane dai lunghi capelli scuri, così cosmopolita, così meridionale nel suo raggiante sorriso. Scrive i suoi testi Giuliano SanGiorgi, scrive i suoi testi S. Agnello-Horby, li scrive G. Torregrossa e scrive G. Savatteri di storie e paesi, scrivono tutti con il mare nel cuore, l’amore intorno, la nostalgia nel petto, l’arte dentro nel respiro per sempre. E noi sorridiamo davanti lo schermo con Ficarra e Picone e sentiamo la forza di un “no” provenire dal coraggio di G. Falcone e P. Borsellino, del gen. C. A. Dalla Chiesa.

Oggi sono tanti gli artisti, i ricercatori, gli abili scultori, tecnici e lavoratori che custodiscono dentro una parte della loro terra con la sua storia, la sua cultura e le sue maestose piazze, le sue fontane, con i suoi vividi affreschi, sono tanti a cucinar pietanze nella speranza di risentir quel profumo giungere e sentire l’affetto della casa che lascia un vuoto dentro, che lascia il desiderio di condividere la tavola imbandita della domenica. E la creatività dalle onde dal mare si mescola alla bianca neve e non smetterà di esser linfa nuova quel ricordo, quel nuovo inizio per i giovani che volevano rimanere in quei borghi ma sono andati via, che volevano prendere per mano le ricchezze di una terra colma di arte e di bellezza, di frutta e di prelibate essenze ma sono stati costretti ad abitar lontano, a mettere solide radici in un luogo distante.

La Sicilia rimane luccichio negli occhi di chi l’ha vissuta, di chi l’ha sfogliata, di chi l’ha visitata in pochi giorni rimasti diamanti fra tanti altri.
E chiedo perdono a chi non ha preso posto in questo luogo di parole, a chi non ho donato uno spazio ma lo meriterebbe, a chi lo meriterà. Con fiori di mandorlo riflessi nelle pupille e il sole sulla pelle siate splendore come l’alba e il tramonto nell’orizzonte, dietro gli scogli.